Cosa può accadere quando una tradizione asiatica molto antica e di grande fascino incontra la sensibilità di una professionista occidentale? Si rompono i confini, danza prioritaria la voglia di approfondire, creare, diffondere, donare bellezza. E’ questo che ha sempre fatto l’arte, nel senso più ampio del termine. Milano e Shangai si sono fuse in MISHA unione delle iniziali di queste due apparentemente lontane ma in realtà sempre più vicine città. La pandemia ci ha portato ad associare questi due luoghi geografici per un grande male ma poi sappiamo che è il valore intrinseco, la capacità dell’essere umano di rivelare le luminose peculiarità che ogni luogo possiede, a poter vincere su tutto. Incontrare Chiara e approfondire la storia di MISHA è stato come realizzare un piccolo sogno. Seguo questo brand da anni e mi ha sempre affascinata per la delicatezza, l’eleganza e al contempo la forza di narrazione che emanano le sue opere. Non vi trattengo un istante di più. Vi lascio a Chiara e al suo meraviglioso racconto che vi catapulterà in viaggi esotici e nella scoperta di una tradizione di straordinaria bellezza.
Com’è nata l’idea di creare il brand MISHA?
Nel 2002 praticavo la professione di architetto e per 5 anni ho vissuto e lavorato a Shangai. Durante quel periodo ho scoperto le eccellenze della tradizione pittorica figurativa cinese, una tradizione unica al mondo che risale a più di 200 anni fa, quando i cinesi dipingevano per il mercato inglese, americano e per il quello di nicchia, ovvero per le case dei mandarini e dell’Imperatore. E’ stato un incontro inaspettato che mi ha molto affascinata. Quando poi sono tornata in Italia, ho tenuto un’ancora a Shangai e ho deciso di cambiare attività, di non fare più l’architetto ma di portare qui questa bellissima tradizione. Il nome MISHA infatti è l’unione delle iniziali di Milano e Shangai. In Italia siamo gli unici a riproporre questa tecniche artistiche di lavorazione della seta, sebbene altri paesi abbiano una tradizione di commerci e di legami con la Cina molto antica e una tradizione del rivestimento con carta da parati molto più radicata della nostra.

Qui in Italia ci sono delle tracce passate di questa tradizione?
Ci sono palazzi storici in Piemonte che hanno ancora i rivestimenti a Chinoiserie, che cominciarono a diffondersi come interpretazione e copia di originali di manufatti cinesi arrivati in Europa con i primi scambi commerciali; tra queste vi erano ceramiche e sete pregiate. Le carte a Chinoiserie rappresentavano nature immaginarie, con uccelli fiori e piante, creando vere e proprie “stanze delle meraviglie” anche conosciute come Wunderkammer.
Quindi oggi abbiamo un ritorno alla stanza dei sogni?
Sì. Lì puoi avere una dimensione dove porti tu la natura o il viaggio all’interno dello spazio. La manifattura è meravigliosa e la sensazione che provi nello stare in uno spazio in cui sei avvolta da elementi floreali è molto rasserenante. Il tessuto naturale, con disegni molto ricchi e raffinati, da una sensazione molto piacevole . Partendo da questo presupposto, da questo primo amore che ho avuto verso questa tecnica, poi ho iniziato a creare una collezione con il supporto di alcuni artisti italiani e stranieri. In questa antica lavorazione della seta, i processi, i pigmenti, le colle, sono tutti naturali. Mi piaceva l’idea di tornare a queste tradizioni antiche con processi molto lunghi ma naturali.
A cosa si ispirano le vostre collezioni?
La prima alle Chinoiserie, antichi disegni della Cina che rappresentavano nature immaginarie, con uccelli, fiori e piante, come a sancire il bisogno eterno dell’uomo di vivere in relazione alla natura. Poi abbiamo creato la collezione Asia, che contiene disegni sempre di ispirazione naturalistica ma più moderna, vicina al Giappone, con composizioni asimmetriche. Nella terza collezione invece si parla di natura e viaggi immaginari, un rientro verso l’Occidente attraverso le antiche vie commerciali che lo legavano all’Oriente. Abbiamo ricreato delle composizioni con vedute panoramiche i cui pannelli non sono mai uno uguale all’altro: sono come degli affreschi che insieme creano un racconto: la Via della Seta, che ripercorre le antiche vie di Marco Polo da Venezia a Xian; la Via delle Spezie, che riprende i viaggi dei Portoghesi attraverso il Brasile e l’Africa sino all’Indonesia per recuperare spezie pregiate quali cacao e pepe; la Via del Tè, che spingeva Inglesi e Portoghesi ad arrivare sino in Vietnam e in Cina per trovare le migliori foglie di te; la Via dell’Ambra, che attraversava le regioni dei laghi e grandi foreste sino alla Russia e la Via dell’Incenso, lungo i percorsi dei caravanserragli, nella fertile regione della Mesopotamia sino all’antica Persia. Questa collezione l’abbiamo realizzata per ripercorrere l’emozione del viaggio nello spazio domestico, che in questo momento mi pare attualissima. Quando il viaggio non puoi farlo puoi portarlo tra le mura di casa grazie a questi rivestimenti raffiguranti mondi esotici. L’ultima collezione è stata inoltre realizzata con una tecnica diversa, quella del vedutismo settecentesco, una tecnica tridimensionale, più europea. Ogni collezione richiede una lunga lavorazione. Per ognuna di esse ci sono 30 disegni tutti fatti a mano e realizzati per ogni ordine come pezzi unici da mani di sapienti artigiani.



Questa lavorazione artigianale così antica come avviene?
La seta viene lavorata con processi e colle naturali che le restituiscono una superficie rigida e atta a ricevere il colore. Una volta dipinta, viene accoppiata alla carta e fatta asciugare. La superficie rimane viva, elastica ed essendo naturale rivela una grande bellezza. Usiamo molte varietà di seta come supporti dei nostri dipinti: la seta pura, che è molto liscia e sottile; la seta dupion, più materica; abbiamo una seta di organza luminosa e striata, molto delicata, e abbiamo sete doppie accoppiate a fogli metallici, con un effetto “shiny”, molto scintillante. Poi lavoriamo su foglie metalliche a effetto riflettente. Fanno parte delle nostre collezioni di tinte unite anche carte da parati in fibra naturale sempre artigianali.

Ci sono dei progetti che avete realizzato di recente?
Abbiamo lavorato con Cristina Celestino, una giovane designer, per allestire il Caffè Concerto Cucchi, un’antica pasticceria in Corso Genova a Milano. Al di là dei nostri disegni e del nostro modo di interpretare una tradizione, per noi è stato importante lavorare con l’occhio di una designer che guardasse a tutto questo con il suo stile contemporaneo. Il primo disegno che ha realizzato si chiamava Oasi e alcuni soggetti sono stati ricamati con la seta. Gli artigiani hanno usato dei fili spessi, quando invece solitamente per questo tipo di tecnica usano fili molto sottili, con campiture molto piene che giocano sulle sfumature per dare un effetto tridimensionale.
Secondo te come si può sensibilizzare il gusto delle persone ai rivestimenti da parati?
L’adesione o meno è un fatto culturale, che varia da paese a paese e dipende anche da fattori climatici. Nei paesi mediterranei si sono spesso usati stucchi e marmorini per decorare le pareti, mentre nel nord Europa la cultura delle carte da parati ha grande tradizione, ad esempio in Gran Bretagna con le carte disegnate da William Morris. Dopo anni di “muri bianchi” e di minimalismo, è tornata la necessità di personalizzare le pareti e decorarle, arricchirle. I nostri disegni rimangono “timeless”, sono un classico, che si pensa possa resistere al cambiamento delle mode, con disegni che sono molto diversi tra loro e virano anche verso tante novità.

In che cosa si contraddistingue l’artigianato cinese?
La Cina ha una sua storia artigianale profondamente radicata che non è molto evidente. Per fortuna esistono ancora piccole realtà che cercano di preservare l’artigianato locale: la lavorazione della seta, la porcellana e il ricamo. Si dice che i cinesi portarono in dono alla regina Vittoria un meraviglioso mantello in seta tutto ricamato a mano e che le grandi manifatture di porcellane Europee, famose quelle di Sevres e Limoges, tentarono per anni di riprodurre l’impasto delle porcellane cinesi che già erano decantate da Marco Polo come le più belle mai viste. Ho avuto la fortuna di entrare in contatto con questo mondo artigianale in via d’estinzione, sotterraneo ma sofisticato, e di promuoverlo attraverso i miei occhi qui in Occidente.
Com’è il vostro rapporto con gli artigiani?
Siamo in relazione quotidianamente da 12 anni sono persone meravigliose. Abbiamo dato loro fiducia e loro hanno ricambiato dandocene altrettanta, per creare insieme continui nuovi progetti: questa è la forza della nostra azienda. Con la conoscenza della cultura cinese anche i rapporti personali sono cresciuti e sono stati una bellissima scoperta. Oggi non solo lavoriamo con i cinesi ma siamo distribuiti in Cina da Harvest/ Montigny, un’azienda in grande sviluppo nel mondo del design cinese.
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