Musica francese in sottofondo accompagna lo sguardo che attento osserva fiori di diverse forme e colori: delicate rose, vivaci tulipani, eleganti iris e tanto altro ti accolgono in un’atmosfera parigina che ti trasporta in un mondo a sé, un tuffo fuori dalla città. In questo posto magico e avvolgente, a due passi dal cuore di Bologna, mi accoglie Carolina, fondatrice e flowers designer di Oui Fleurs. Con la sua solarità e travolgente entusiasmo mi racconta di come questa sua passione per la natura e in particolare per i fiori, sia sbocciata in un meraviglioso progetto.

Da dove nasce la tua passione per i fiori?
Ho vissuto la mia infanzia a Cortina tra le montagne. Da piccola sono sempre stata abbastanza selvaggia: mi arrampicavo sugli alberi, stavo in mezzo alla natura, agli animali e sono sempre stata molto creativa. Quindi mi sono sempre immaginata di vivere in un mondo non cittadino e non aziendale. Volevo creare un mondo in cui poter fare le cose che amo.
Quando hai deciso di aprire il negozio?
Finita la scuola, subito dopo il Liceo. Già durante l’ultimo anno con il fatto che mia sorella non lavorava, abbiamo deciso di aprire il primo Oui. Siamo nati quindi nel 2009 con un negozio piccolissimo di 13 mq di oggettistica per la casa e fiori in Via XXI aprile a Bologna. Nel 2010 ci siamo poi spostate in Andrea Costa sempre con fiori e casa insieme. Poi abbiamo spostato anche la casa in un nuovo spazio più grande, l’Officina di Oui. Nel 2012 abbiamo iniziato a fare gli allestimenti per i matrimoni. Adesso siamo specializzati sopratutto in questo. Da lì è nato un magazzino dove abbiamo tutta l’oggettistica. Abbiamo ricreato questo mondo. Mia sorella invece si è staccata da noi e ha aperto un bistrot nel 2015 dove prepara colazioni, pranzi e aperitivi. Insieme a lei organizzo dei workshop: io insegno gli allestimenti per i fiori e lei prepara le cene.

Dove nasce il nome Oui Fleurs?
Se con il tempo lo si può collegare al discorso dei matrimoni in realtà non è così. E’ nato perché volevo un nome breve che si ricordasse. All’estero mi chiedono: perché un nome francese tu che sei italiana? Per anni abbiamo avuto una casa in Costa Azzurra. Passavamo tutte le estati lì. Qui però in negozio abbiamo solo aziende italiane. C’è un legame con la Francia ma sul piano dello stile. L’abbiamo interpretato a nostro modo. Un nome veloce che si potesse ricordare. Oui Fleurs e Officina di Oui.
Che difficoltà hai incontrato durante questi dieci anni di attività?
Ho avuto molto sostegno da parte dei miei genitori a livello economico. Per me è stato molto importante. Aprire un negozio a 20 anni senza basi non è stato facile ma nella vita ricordi sempre le cose belle. Le difficoltà è più facile dimenticarle ma sì ci sono state. A livello lavorativo sono emerse sopratutto quando si trattava di prendere accordi con gli sposi per gli allestimenti. Vedere una ragazza molto giovane sollevava dubbi sulla mia esperienza e quindi anche sulla mia professionalità. Adesso dopo dieci anni da questo punto di vista è tutto più facile. Ho sempre messo moltissimo impegno in quello che faccio e ho dovuto fare anche delle rinunce personali. Mentre le mie amiche facevano le 4 della mattina a ballare, io lavoravo. I week end io lavoravo. L’ho fatto volentieri ma mi rendo conto che non è da tutti. Nonostante i risultati raggiunti finora non vivo di rendita. Bisogna sempre fare cose nuove, proporre cose innovative. Bisogna essere sempre sul pezzo, cavalcare l’onda. Per salire ci vuole tantissimo tempo ma per scendere basta una piccola cosa e sei finita.
Com’è cambiato il mondo dei florals designer in questi anni?
Se guardo le foto dei primi matrimoni si vede la differenza rispetto ad ora. Adesso c’è una cura quasi maniacale. Le spose sono molto attente a tutto. Una volta erano meno attente. Ora si informano prima e arrivano già preparate.

Quali sono le tendenze del momento?
I matrimoni adesso sono tutti molto wild. Composizioni scomposte, molto organiche, tante tipologie di fiori diverse. Tanto verde. Tavoli imperiali e lunghi. Anche solo uno. Adesso esistono mille tipi di sedie per matrimonio. La sedia in legno, la chiavarina quella americana. Vanno tutte cose diverse. Anche il tavolo in legno senza la tovaglia in stile molto rustico va molto. Per i colori non per forza bianco e verde ma bensì tutto colorato, si predilige quello. Anche gli abiti delle spose sono più bucolici, molto semplici non più il vestitone classico rigido.
Che cosa ti appassiona di più di quello che fai?
Il fatto di fare cose sempre diverse. Per me questa è la cosa più importante. Ogni matrimonio è diverso. Mi piace cercare sempre cose nuove, nuove idee. Progettare il matrimonio e poi vedere il risultato finale. Quello che io ho pensato per mesi e mesi.
Di solito il risultato finale è come te lo sei immaginato?
Sono molto last minute. Mi faccio tutto il mio viaggio mentale dell’allestimento ma poi spesso il risultato mi stupisce perché magari non è come l’avevo pensato ma ancora più bello. Spesso succede così. Mia mamma dice che sono fortunata perché non penso alle cose fino all’ultimo e comunque va tutto benissimo. Io non sono quella che fa riunioni prima del matrimonio dicendo tu pensi a quello, tu pensi a questo. Penso a tutto io e poi quel giorno distribuisco i compiti. Non faccio breefing, lascio tutti sulle spine fino all’ultimo. Una cosa a cui terrei molto è che le spose si fidassero di me. Quelle che mi chiedono troppi dettagli mi mettono l’ansia. Se uno mi dice: fai tu, sei libera allora ancora di più, riesco a tirare fuori tutta la creatività. Non c’è stata una volta che siano rimasti delusi. Mi danno delle indicazioni, faccio dei mood board, ti faccio capire cosa ho in mente però senza entrare troppo nel dettaglio. Di fatto siamo degli artisti. E’ come se tu dicessi a un pittore come vorresti un ritratto. Quando lo scegli sai come lavora e non stai lì a dargli indicazioni sui colori da usare o altro.
Tre aggettivi per descriverti.
Molto solare, sempre. Creativa. Severa sul lavoro.
Dal punto di vista del rispetto della natura hai degli accorgimenti nel tuo lavoro?
In tutte le composizioni che faccio non uso la spugna. Che è già un risparmio notevole sulla plastica. Per i matrimoni faccio sempre dei mazzi che poi le persone possono portare a casa o regalarli agli ospiti. Non vengono mai buttati. E anch’io in negozio non butto via niente. Tutti i fiori li secco e li uso per fare allestimenti oppure il pot-pouirri oppure per i coni del matrimonio quindi anziché lanciare il riso lanciano i petali.

Hai un fiore che ami particolarmente?
I ranuncoli sono i miei preferiti. Vanno da novembre a marzo.
Hai delle passioni oltre i fiori?
Dedico molto del mio tempo libero a guardarmi intorno, a osservare. Non sono esperta botanica ma mi piace creare composizioni ed è questa la mia grande passione. Amo i fiori recisi e trovare nuovi innesti, non fatti da me, come rose o tulipani particolari. E poi amo viaggiare. Quando riusciamo io e il mio ragazzo giriamo il mondo.
Ti piace leggere?
Sì mi piacciono i gialli. Ho poco tempo per cui leggo sopratutto quando sono in vacanza. Adesso sto leggendo “Il Suggeritore” di Donato Carrisi. Il primo scrittore italiano di questo genere che leggo. Di base mi piacciono più scrittori del nord Europa.
Progetti per il futuro?
Quest’anno ho iniziato a fare corsi per professionisti. Mi ero resa conto che di workshop curati e dedicati alla formazione per i fioristi non c’è molto in Italia. Quello che propongo è trasmettere il mio stile e diverse tipologie di composizioni. Ma non solo. I workshop si svolgono in location diverse, luoghi dove è possibile fare matrimoni. Simuliamo anche tutto l’allestimento, dalla mise en place, allo shooting. Nel futuro mi piacerebbe che diventassero una Flower School.

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