Quando e come è nato il progetto Rizma?
Nella sua forma embrionale nel 2013. Mi ero appena laureata in architettura, avevo voglia di sperimentare con il disegno e amavo la carta. Nacque così la prima serie di pattern geometrici di cui l’esagono ne divenne il principio. Questo mi permise di generare infinite combinazioni che diedero vita ad interessanti motivi che divennero a loro volta la copertina di quaderni realizzati a mano. Nel 2014 poi mi trasferii in Australia dove iniziai a lavorare come architetto ed il progetto venne inevitabilmente messo da parte. A Melbourne però ebbi la possibilità di entrare in contatto con il mondo dell’artigianato indipendente. Lì maturai la consapevolezza di volermi dedicare interamente al mio progetto. Lasciai un lavoro sicuro fatto di interminabili ore trascorse davanti al computer per un nuovo percorso in cui la mia personalità uscì allo scoperto e il tempo prese tutto un altro valore. Al mio rientro in Italia iniziò una fase di sperimentazione e di ricerca e quello che venne dopo arrivò in maniera del tutto naturale. La stampa su tessuto, i pattern botanici e nel 2016 lo studio condiviso INSULA dove finalmente i miei lavori hanno trovato una casa.


Cosa significa Rizma?
Rizma é una parola inventata. Lavorando con la carta era inevitabile pensare alla risma. Allo stesso tempo ero affascinata dal concetto di “rizoma” ovvero il fantastico modo in cui la natura consente ad alcuni tipi di piante di adattarsi e sopravvivere a delle condizioni particolarmente difficili. Fondendo le due parole é nata Rizma.
Da cosa trai ispirazione?
Principalmente dal mondo naturale. Cerco i miei riferimenti in vecchi libri di botanica o semplicemente concedendomi lunghe passeggiate in campagna. Soffermarmi su una pianta, osservarla, realizzare il primo schizzo, il disegno istintivo, interpretarla, ridisegnarla: questi sono solo alcuni dei passaggi. Altre volte sono le forme della città a suggerirmi temi da indagare: l’ombra netta di un balcone, le texture ed i colori di un muro, il dettaglio di una pavimentazione. In genere tutto quello che mi circonda può ispirarmi, siano riferimenti urbani o semplicemente un momento immersa nella natura.

Il tuo lavoro richiede un’evoluzione, una ricerca continua….
Sì, assolutamente. Quando lavori nel campo creativo devi destinare una grande porzione del tuo tempo alla ricerca e alla sperimentazione. Il progetto così si arricchisce, cambia e si reinventa continuamente e tu inevitabilmente con lui. E poi quando vedo che il frutto delle mie riflessioni ha un riscontro positivo sulle persone mi rendo conto che la direzione é quella giusta e questo mi da un’adrenalina incredibile.
Che tipo di materiali utilizzi?
Quando inizio la progettazione di un motivo parto sempre dal disegno a mano libera. Attraverso un approccio giocoso sviluppo le mie idee, mi esercito con le forme e con gli accostamenti cromatici, disegno con tempere e acquerelli, realizzo collage, sperimento. A volte vado d’istinto, altre volte seguo delle regole rigide. Intaglio i primi timbri utilizzando una gomma da incisione su cui riporto il disegno e poi faccio delle prove su carta per verificare la composizione. La cosa interessante é che con un timbro si possono realizzare tantissimi pattern diversi. Quando sono sicura di aver trovato la giusta armonia passo alla stampa definitiva su tessuto: cotone o lino. Se i disegni diventano più elaborati utilizzo il computer per la costruzione del pattern e telai serigrafici per la stampa. La tecnica del blockprinting rimane comunque la più suggestiva e quella a cui sono più intimamente legata.



Qual’è l’aspetto più difficile del tuo lavoro?
Sicuramente tenere sotto controllo tutte le fasi del processo. Occupandomi in prima persona della ricerca, progettazione, stampa, comunicazione e vendita vorrei avere dei cloni che mi aiutino a gestire in modo efficiente tutti i vari step (ride, ndr). Ed invece quando riesco a fare tutto da sola sento una grande soddisfazione. E’ il lato bello e anche il lato complesso di quando decidi di creare un brand e di gestire autonomamente ogni aspetto. Fortunatamente una sarta mi aiuta nel confezionamento del prodotto e da poco tempo ho un assistente per la stampa subentrato durante la mia gravidanza. Eh sì, nel frattempo é arrivata la piccola Adele.
Perché hai deciso di tornare in Sicilia? Che rapporto hai con la tua terra d’origine?
E’ un legame di odio e amore. Da un punto di vista professionale quello che soffro di più é sicuramente la condizione di isolamento. Allo stesso tempo se dovessi pensarmi ora in un altro luogo non riuscirei ad immaginarmi altrove. La Sicilia ha questo strano potere di farti fuggire e allo stesso tempo di richiamarti e riportarti a sè. E’ come se fosse animata contemporaneamente da forze centrifughe e centripete. Probabilmente solo allontanandomi dalla Sicilia ho potuto metabolizzare quanto in realtà ne sia legata. Forse come dice José Saramago: “Bisogna allontanarsi dall’isola per vedere l’isola”. Poi arriva un momento in cui metti tutto su una bilancia e decidi che peso dare alle cose e maturi l’idea che magari la vera impresa é cercare di costruire qualcosa di bello non altrove ma nel posto da cui provieni.
Ci sono degli artisti o architetti che in questi anni hanno stimolato la tua crescita?
Gli studi in architettura mi hanno indubbiamente aiutata nell’imparare un metodo. Una volta che acquisisci quello puoi applicarlo in qualsiasi ambito ed a qualsiasi scala. Questo é davvero prezioso. Le figure di riferimento nella mia crescita sono state diverse e appartengono a diversi ambiti: penso ai “gouaches découpés” di Matisse o alla raffinatezza delle architetture Luis Barragan, alla composizione nelle fotografie di Luigi Ghirri così come ai quadri sognanti di Henri Rousseau. Se dovessi pensare ad una figura cardine allora mi viene in mente il poliedrico Bruno Munari con le sue “Rose nell’insalata” ed i “libri illeggibili” . Un concentrato di assoluta genialità che ha profondamente influenzato e stimolato il mio modus operandi.
Cosa consiglieresti alle giovani che vorrebbero intraprendere questo lavoro?
Di essere coraggiose. Se non ci dormite la notte vuol dire che é arrivato il momento di buttarsi. Fare delle proprie passioni un mestiere é un sfida grandissima e meravigliosa e bisogna essere consapevoli della grande energia che questo percorso necessita. Quello che mi sento di consigliare é di cercare di essere ottimiste. E lo dice una che è sempre stata pessimista di natura ma che con il tempo sta cambiando.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vorrei continuare a portare avanti il progetto con la stessa costanza e dedizione di adesso. Credo che ci sia ancora tanto da comunicare e sicuramente nel futuro imminente ci saranno degli investimenti in questa direzione. La mia base operativa rimarrà la Sicilia ma mi impegnerò per riuscire a concedermi delle pause in giro per il mondo. Rigenerare la mente e trovare nuovi spunti attraverso il viaggio é una condizione fondamentale: questo é il mio accordo segreto con la Sicilia.

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