Quante volte abbiamo sentito frasi come “Non è la meta che conta ma il viaggio, il percorso”. L’arricchimento più grande, quello indelebile, è la crescita, il vissuto accumulato durante il perseguimento di un obiettivo, di un sogno. Lo stesso potrebbe dirsi per un viaggio dove la meta stessa diviene percorso, un percorso che si fa più avvincente se costellato di nuovi incontri. Momenti straordinari in cui panorami mai visti, profumi inaspettati, emozioni uniche assumono tutto un nuovo sapore se condivisi con l’altro. Plasma il cuore, apre la mente a nuovi scenari, culture, vissuti. L’esperienza ti forgia, a tratti inebria, lascia un segno e soprattutto rivoluziona se è accompagnata da nuove preziose amicizie, vissuti che s’intrecciano e ispirano, stimolano a guardarti dentro. Non solo un semplice viaggio verso mete sconosciute quindi ma un viaggio che ti porta ad esplorare e a migliorare anche la parte più misteriosa e affascinante della vita ovvero noi stessi, il nostro mondo interiore. Questa è l’idea di Silvia Salmeri, fondatrice di Destinazione Umana, tour operator di viaggi ispirazionali. Scopriamo insieme a lei com’è riuscita a far sbocciare questo progetto unico al mondo.
Dove nasce l’idea di realizzare Destinazione Umana?
L’intuizione è arrivata gestendo un B&B in Valsamoggia. Durante quell’esperienza da host ho capito che i viaggiatori stanno cercando qualcosa di diverso. Non si parla solo di belle camere e del territorio ma anche di messaggi positivi e di entusiasmo. Siamo in un’epoca di forte cambiamento: i modelli di riferimento sia nel lavoro che nelle relazioni sono crollati. Il fatto di vedere una ragazza giovane che realizza il suo sogno era per loro motivo di entusiasmo e anche per me ascoltare le loro storie era motivo di ispirazione. Per molto tempo pensavo di essere spacciata. Di dovermi occupare solo della famiglia. Avevo studiato relazioni internazionali e se da un lato sognavo di andare all’estero per fare un’esperienza, dall’altro avevo paura di lasciare il contesto famigliare. E’ stata una dura palestra alla vita ma è stata anche la motivazione che mi ha fatto creare Destinazione Umana e credere che tutte le persone debbano lottare per la propria felicità e la realizzazione dei propri sogni. L’incontro con l’altro può essere uno strumento importante in questo senso.
Qual è quindi il vostro obiettivo?
Ribaltare la concezione di viaggio. Non più dove andare ma chi conoscere. Negli anni si è evoluto molto come progetto e ad oggi è un tour operator con la missione di organizzare viaggi d’ispirazione adatti alla fase di vita che sta attraversando chi sta partendo. Destinazione umana siamo noi stessi. Il tutto si è evoluto principalmente in esperienze per piccoli gruppi. Sono tante le donne che partono da sole e che desiderano conoscere altre compagne di viaggio. Il nostro pubblico è al 99% femminile. Sono donne prevalentemente in una fase di cambiamento della loro vita e che vedono il viaggio come uno stimolo interiore. Il Fil Rouge comune è sempre quello della crescita personale che può essere attraverso il cammino, la scrittura, il lavoro con una counselor o tanto altro.
Che difficoltà hai riscontrato nel realizzare il tuo progetto?
Tantissime. Da un lato richiede un sacrificio economico. Tu per tanti anni semini ma non raccogli. Cominci a vedere qualche germoglio ma prima di vedere i frutti servono anni, soprattutto quando parti da zero. Già è difficile avviare un’attività “standard”, lo è ancora di più quando ti inventi un lavoro completamente nuovo che non esiste. E’ servito un lavoro di evoluzione anche dei prodotti. E tantissima tenacia. Se da parte mia non la sentissi come una missione ma solo come un lavoro, avrei già mollato. E’ stato utile trovare persone che hanno contribuito insieme a me alla crescita del progetto.
Quanto è stato importante il lavoro di squadra?
E’ stato fondamentale. Nessuno si salva da solo. Da sola non avrei potuto creare Destinazione umana. Siamo partiti da un team territoriale. Ora siamo più sparsi in varie regioni, ma il nucleo centrale è rimasto quello. C’è sempre stata una condivisione di valori e sognare insieme che il progetto si potesse realizzare. L’ho fondata insieme a Valerio, il mio ex marito, poi ho dovuto riorganizzare tutto dopo la separazione. Ci sono stati momenti duri ma chiunque abbia partecipato al progetto ha comunque messo il suo contribuito, in qualche modo. E anche le esperienze negative hanno lasciato qualcosa di positivo.
Avete introdotto delle novità negli ultimi anni?
Il Travel Counseling. Dal 2019 forniamo un’ora di consulenza pre partenza che aiuti i viaggiatori più indecisi a scegliere una meta oppure se il viaggio è già stato scelto da catalogo offriamo un servizio che li aiuti a interiorizzare l’esperienza che faranno quindi a fissare degli obiettivi per il viaggio, a iniziare un cambiamento o semplicemente a regalarsi un’ora per riflettere su quello che faranno.
Che feedback avete dai vostri clienti?
Veramente sempre positivi. Con il fatto che è un lavoro artigianale, di nicchia, molto curato nel dettaglio, è veramente difficile sbagliare il colpo. Le persone che arrivano sono molto allineate con i nostri valori. Lavorando bene sul viaggio è difficile che non vadano via arricchite. Nel 2019 c’è stato il boom della Via delle dee. Come via degli dei avevamo pochissime adesioni ormai, essendo diventati uno dei tanti tour operator che la propone. Abbiamo quindi deciso di convertirlo al femminile. Gruppi per sole donne, con blogger e scrittrici ad accompagnarle, ed un conseguente boom di prenotazioni da aprile a ottobre. Abbiamo notato che le donne hanno davvero bisogno di stare insieme, di partire da sole, di lasciare a casa le preoccupazioni e fare esperienze per se stesse.
Che cambiamento hai riscontrato in questi anni nel turismo?
Il trend generale è quello: l’esperienza, il local, conoscere a fondo il territorio. Quello che ci differenzia è il lavoro pre partenza, il viaggio dentro di te. Una cosa che si sta delineando nell’ultimo periodo è anche il viaggio per conoscere nuovi stili di vita. Secondo me in Italia si invertirà la rotta. Al nord non riescono più a trovare ritmi sostenibili e vogliono tornare alla dimensione del paese, più diffusa al sud. C’è un ritorno a stili di vita più umani che li ritroviamo più facilmente nel piccolo paese piuttosto che nella grande città.
La tua visione per il futuro?
Continuare a radicarci e a crescere, mantenendo sempre la nostra umanità.
Qual è il viaggio che ti è rimasto più nel cuore?
Un primo viaggio in Calabria. Sentivo questa chiamata verso una terra che non avevo mai conosciuto. Lì poi ho incontrato il mio attuale compagno. Vorrei incoraggiare tutti ad ascoltare i propri richiami interiori. Adesso per circa metà dell’anno abito lì. Un viaggio può davvero cambiare la tua vita. Dopo il divorzio, ad esempio, mi ero regalata Donne che corrono coi lupi, un viaggio ispirazionale in Abruzzo con una sciamana, un rito di passaggio per donne che vogliono riconnettersi con la loro femminilità. Insomma, viaggi diversi per fasi di vita diverse e che possono davvero ispirarci profondi cambiamenti.
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