
Creazioni soavi, quasi oniriche, dalla leggiadra bellezza si affiancano a oggetti più rustici in ceramica e a utensili in legno che ricordano quelli delle cucine di una volta, ora arricchiti da un tocco di modernità e innovazione. Sono tutti piccoli sogni fatti di materia che accompagnano i gesti quotidiani di ogni giorno, dalla colazione alla cena, oggetti che ti affascinano per la loro eleganza, l’armonia tra forma e colore, e quelle imperfezioni che li rendono unici e autentici.
Giorgia, la creatrice di queste meraviglie, mi racconta che lavorare la porcellana è una sfida, un duro lavoro che la spinge a mettere in discussione ogni giorno se stessa, i suoi limiti, a rivedere ogni volta l’atteggiamento verso ciò che sta facendo, a non dimenticare mai la minuziosa cura verso ogni dettaglio. Immersa nella natura, sopra il lago di Caldonazzo, vive con i suoi figli Martino e Angelica, suo marito Paolo, il cane Ulisse e la gatta Mimì in un maso vicino a Trento. Una casa laboratorio dove piccole scintille di magia prendono realtà.
Comemai avete deciso di trasferirvi qui?
Il nostro sogno era di avere una casa studio così da non dover fare trasferimenti per andare a lavoro. E’ un luogo molto isolato ma ci piace vivere qui. I pulmini della scuola vengono a prendere i ragazzi alle 6:30 dopodiché posso immergermi nel lavoro e nelle mille cose da fare.

Dadove nasce questa tua passione per la porcellana?
E’un materiale che non utilizzo da sempre. Il mio percorso è iniziatonegli anni ’90 quando frequentai un corso in una casa di artistiper una settimana a Canale di Tenno un borgo medievale in Trentino.
In seguito ho comprato un forno e iniziato a produrre ceramica con la tecnica raku ritagliandomi dello spazio in una stanza nella casa di mio padre. Da quel momento è iniziato un lungo percorso di sperimentazione. In seguito nel 1997 ho aperto un laboratorio. All’epoca producevo solo manufatti artistici. Quando mi sono accorta che la ceramica era ormai un materiale inflazionato ho deciso di fare un salto e produrre la porcellana, che è traslucida e fine, e il grès, un materiale robusto, grezzo. Ho dovuto ricominciare da zero: ricomperare nuovi forni, smalti. La porcellana è difficile da lavorare, è molto delicata ed è incline alla rottura. E’ stata una grande sfida iniziare tutto con nuove attrezzature. Ho impiegato circa un anno a creare qualcosa di esteticamente piacevole!
C’è stato un maestro artigiano che ti ha aiutato in questo percorso?
Oggi è più difficile andare a bottega. Prima di partecipare a un workshop per la lavorazione al tornio durato un giorno, non avevo mai avuto un maestro. Durante il workshop invece, fatto insieme a mio marito, ho incontrato un insegnante che in 4 ore mi ha detto tante cose, davvero preziose. Con la porcellana è molto difficile raggiungere un’estetica che stia in equilibrio tra la leggerezza e l’utilità quindi una persona più esperta che ti affianca fa la differenza nell’apprendimento; produrre un manico ad esempio richiede tanto studio per i dettagli tecnici e per l’estetica. E’ sempre una lotta tra l’uomo e la materia che vuole plasmare. Pensa che la porcellana cuoce a 1250 gradi, un processo alchemico affascinante ma difficile. Parti da un pacco di terra umida e molle che alla fine diventa la cosa che tu conosci. Per me è stato fondamentale incontrare un maestro.
Inbase a cosa decidete l’uscita di nuovi pezzi?
Dietro ad ogni oggetto c’è un lungo lavoro di design. Prima di proporre un prodotto lo testiamo attraverso una serie di esami severissimi tra cui il ripetuto lavaggio in lavastoviglie. Sono contraria a proporre una linea nuova ogni stagione, preferisco dare continuità e aggiungere dei pezzi alle linee già esistenti, sempre con molta cautela. La collezione base quindi c’è sempre.
Comeriesci a realizzare le calligrafie?
Ogni cosa che decido di scrivere implica un esercizio notevole, un grande studio. Ogni volta devo capire come collegare il tratto alla forma delle varie lettere e stare molto attenta perché vanno scritte prima della smaltatura. Ho trovato alcune parole che mi piacevano e mi sono esercitata molto con un pennello particolare. C’è una vasta possibilità di personalizzazione ma ad ogni scritta corrisponde un nuovo e lungo lavoro. E’ una ricerca preziosa.
Avete 13.000 follower su Instagram, pubblicazioni su riviste nazionali, un sito sempre più aggiornato. Come avete fatto dal maso a promuovere così bene le vostre opere?
Ho conosciuto nel 2011 una ragazza di Milano che mi ha fatto da ufficio stampa e mi ha aiutata a capire come si sta muovendo il campo della comunicazione on line. Fino a 2 anni fa vendevo tramite rivenditore per cui è stata dura all’inizio, non riuscivo a capire come funzionavano i social. Mio papà è morto a maggio nel 2016 e prima di andarsene mi ha regalato un i phone 6. Da lì ho iniziato a fare foto e a postare su Instagram. La grande svolta è arrivata con questo canale di comunicazione incredibile e con lo shop on line. Ci abbiamo messo l’anima. Sono scelte che mi hanno cambiata a un livello pazzesco. Sei sei coerente con te stesso e hai contenuti belli ogni cosa vive di vita propria. I 13.000 followers raggiunti quest’anno è stato un bellissimo traguardo.
Dal luogo in cui vivi e dalle foto che pubblichi si percepisce un grande amore per la natura. Quanto incide sulle tue opere?
Per me è una costante ispirazione. Può essere un colore, una forma, un’ombra, un passaggio di nuvole… Dicono che camminando vengono le idee. I giapponesi per scrivere gli haiku, le poesie a tre strofe di 5 sillabe, traggono ispirazione da una passeggiata in mezzo la natura e dallo scorrere delle stagioni. Quando lo faccio mi sento ispirata, mi invita alla creatività. Non credo che potrei essere la stessa persona se avessi continuato a lavorare in paese.
Hai altre fonti di ispirazione?
Sì,il wabi-sabi,l’arte dell’imperfezione. È un concetto che mi sta molto acuore. I pezzi che produciamo si ispirano a questo. C’è sempre unsegno imperfetto in un’armonia. E’ un concetto moltoaffascinante.
Com’èla tua giornata tipo?
Sveglia alle 6:00. Mia figlia deve andare a scuola a Trento e il pulmino passa presto. Preparo la colazione, accendo il fuoco e faccio litri di the, sempre. Dopo che le ragazze sono partite sveglio mio figlio che ha il pulmino alle 7. Dopo che sono andati via tutti guardo le mail una volta al giorno solo la mattina di prassi. Passata mezz’ora vado con il cane a fare un giro nei boschi 45 minuti, a volte sola a volte con mio marito. Tra tutte queste cose faccio anche colazione. Verso le 8:30-9:00 si inizia a lavorare in laboratorio. Il periodo pre natalizio fino a settembre è quello più intenso sopratutto il sabato e la domenica, altrimenti normalmente finiamo alle 16:30-17:00 e ci dedichiamo a leggere o a fare una torta di mele. Quando gli orari li devi stabilire tu e hai la casa e lo studio uniti, il rischio è farsi trascinare dal lavoro. Sei sempre dentro a un flusso di idee creative che si traducono in lavoro e quindi ti devi prendere dei momenti per staccare. Ultimamente per rilassarmi lavoro a uncinetto.
Tuomarito invece di cosa si occupa?
Paolo è entrato in maniera continuativa in questi ultimi 5 anni. Oltre ad essere mio collaboratore, è un bravissimo artigiano, un esperto nella forma infatti se si deve fare uno stampo in gesso lo fa lui. Io sono più esperta nella parte decorativa. E’ stato Paolo a proporre la collezione in legno. E’ l’uomo giusto che potevo incontrare nella mia vita.

Che cosa consiglieresti a un giovane che vorrebbe fare questo mestiere?
Civuole una determinazione di ferro, gestire la comunicazione nel modopiù personale possibile e fare una bella ricerca, curata bene, primadi proporsi al mondo. Noto che in alcuni artigiani c’è un pelo diimprovvisazione sulla qualità. Bisogna capire cosa si vuole, dove sivuole andare ed essere sicuri di quello che si fa. La professionalitàe la ricerca caratterizzano il vero artigiano.
Che libro stai leggendo in questo momento?
L’Apocalisse di Rudolph Steiner.
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