Bambine evanescenti che sovrastano e si fondono con paesaggi naturali. Emozioni delicate, tocchi morbidi nel cuore che lasciano dolcezza e nostalgia ma di quella bella, romantica, che ti fa sognare. Questo è ciò che ho provato a guardare le illustrazioni di Mariangela Artese, giovane artista dall’animo puro e coraggioso, un talento che sta brillando nel mondo dell’arte per umanità e autenticità. Alcune delle sue opere sono tutt’ora in esposizione nelle strade di Bologna in Via dell’Abbadia in occasione del Cheap Festival. Ho incontrato Mariangela in un delizioso bar e tra risate e sorrisi mi ha raccontato della sua vita e della sua continua evoluzione artistica.

Come ti sei avvicinata all’arte?
Mia madre e mio padre sono artisti. Avevo 5 anni e mi ricordo che i miei genitori avevano aperto un negozio nel centro del paese dove mio padre dipingeva e dove facevano lampade dipinte, cuscini e altri progetti artistici. Hanno realizzato insieme anche un libro dove mio padre illustrava e mia madre scriveva, un libro che ha vinto dei premi. Proprio l’altro giorno mio padre mi ha fatto vedere dei suoi disegni con le poesie di mia madre sotto.
Molto romantico…
Da quando ero piccola ho vissuto la creatività. Mia madre mi dipingeva sempre i vestiti, dai jeans alle camice. Ho sempre avuto questa passione. Alle superiori volevo fare il Liceo Artistico ma nel mio paese non c’era, c’era solo l’istituto d’arte. Poi ho desiderato accedere all’accademia ma a Roma, se non hai fatto una scuola artistica, non riesci ad entrare. Alla fine ho ripiegato su Sociologia. All’università avevamo creato una rivista indipendente dal titolo “Insinuosamente” e io mi occupavo della copertina. Seppur non fosse al centro dei miei studi l’arte ha continuato a far parte della mia vita divenendo il mio hobby.
E quando è avvenuto il salto, la decisione di dedicarti solo a quello?
Dopo la laurea ho avuto un problema di salute importante che mi ha costretta a tornare in Italia. All’epoca con il mio ragazzo c’eravamo appena trasferiti in Germania ma in seguito a questo problema molto serio non ho più potuto viaggiare. Mi sono ritrovata dopo tanti anni a stare nel mio paese. Ero andata via a 18 e al momento del ritorno ne avevo 27. È stato difficile ma mi è servito. E’ stato un periodo introspettivo, molto bello. Mi sono detta: “Ok sono tornata. Ora cosa faccio?”. Mi sono rimessa a creare a livello artistico, a fare spille artigianali. Un giorno un mio amico che lavora in un bar abbastanza conosciuto dove fanno concerti mi ha chiesto: “Perché non vieni a vendere le tue creazioni lì?”. Ho provato una volta ed è andata molto bene.
Che tipo di stile artistico hai sviluppato?
Mi sono buttata nell’ambito della moda all’inizio e dopo essere tornata a Bilbao ho frequentato un Master inerente a questo. Attraverso gli studi ho creato delle collezioni con le mie illustrazioni e collage stampate sulla stoffa. Sentivo però che stavo usando la moda come strumento per esporre la mia arte. Ho iniziato a fare sfilate, ho vinto anche dei premi però dentro di me c’era qualcosa che non mi convinceva al 100%. A me non piaceva cucire.
Quindi il tuo percorso è stata una continua ricerca…
Due anni fa ho iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin e poco a poco ho fatto emergere la mia parte più autentica quello che davvero desideravo fare. Dall’abbigliamento mi sono spostata sull’accessorio fino a quando ho deciso di dedicarmi interamente all’illustrazione e al collage attraverso i quali racconto la mia vita. Ho scoperto che la moda era un mezzo che usavo per proteggermi da cose molto intime. Ho deciso quindi di realizzare una collezione che ho chiamato “Giocando con gli insetti” ispirata a quando ero piccolina, a quando giocavo sempre con gli insetti, le lumache, i bruchi. E’ stato un grande successo. Ad agosto nel mio paese ho esposto per la prima volta a un festival musicale che organizzano dei miei amici. E proprio lì ho conosciuto una ragazza di Torino che mi ha parlato di Paratissima, una fiera d’arte molto importante a livello nazionale. Il tema dell’anno scorso erano proprio gli insetti. Mi sono iscritta e mi hanno selezionata.


Com’è andata l’esposizione? Quali sono state le tue emozioni a riguardo?
Il primo giorno ero preoccupata per l’istallazione, non sapevo come sarebbe stata la reazione delle persone che l’avrebbero vista. Poi una delle organizzatrici di Paratissima si è avvicinata alle mie opere e insieme ad altre persone hanno iniziato a guardarmi e a parlare senza che io potessi sentire nulla. A un certo punto è venuta verso di me e mi ha guardata: “Posso solo dirti che mi hanno emozionata”. Era proprio quello che volevo trasmettere. Questo mi ha dato tanta gioia. Il giorno dopo ho venduto due quadri e hanno fatto le premiazioni: su 87 artisti davano 7 premi e sono rientrata fra questi. Ho vinto il premio Art Production che voleva dire iniziare a lavorare con loro. Per me è stato il miglior premio che potessero darmi. Ho creato un’illustrazione per Paratissima che loro hanno prodotto e venderanno con multipli di venti e porteranno in tutte le Paratissime che faranno. L’esposizione ha girato per Milano, Bologna, Torino, Cagliari. Da quando partecipo si è aperto un mondo! Ho fatto Paratissima a Bologna, Milano, Torino, Roma, Maiorca, due esposizioni a Bilbao, a Bristol dove ho conosciuto un gallerista a cui sono piaciuti i miei lavori. Anche a Torino ho cominciato a lavorare con delle gallerie.
La serie di insetti si è ispirata alla tua infanzia. E invece questa delle bambine in riva al mare che hai esposto quest’anno?
L’anno scorso in seguito a una relazione non finita bene ho iniziato a fare surf. E’ stato un periodo difficile ma anche molto bello: ho conosciuto persone stupende e ho ritrovato il benessere nello stare immersa nella natura. In questi posti incontaminati, bellissimi mi sono sentita parte del tutto. Da questo sono nate le opere che ho esposto quest’anno. La bambina sono sempre io, è la mia bambina interiore. Nell’illustrazione rappresenta un momento, uno stato d’animo, una caratteristica come il desiderio di essere più leggera, di alleggerire il mio karma. Ho rappresentato l’aria, il mare, l’acqua salata come elemento di purificazione. La roccia come forza. Ho cercato con gli elementi naturali di rappresentare quello che sentivo.

Che cos’è per te la creatività?
Come diceva Einstein “L’intelligenza divertendosi”. La creatività è quando fai vivere il tuo bambino interiore. Quella parte di te che si emoziona, si diverte. Sta lì. Nell’arte non ci sono regole. Puoi fare quello che vuoi. Puoi staccare da tutto e ascoltarti. Di recente cinque persone si sono messe a piangere davanti a una mia opera. E’ stato bellissimo. Un’opera per riuscire a emozionare deve nascere da una profonda connessione con te stessa, dall’ascoltarti, altrimenti non puoi arrivare ad emozionare l’altra persona, sarebbe qualcosa di falso. Ieri parlando con un mio collega ci siamo chiesti: Quand’è che un artista riesce nel suo lavoro? Secondo me quando riesce a emozionare. L’arte è curativa. Un filosofo bulgaro parlava dell’artista come un mezzo per entrare in connessione con le persone. “Prima di iniziare il proprio lavoro il vero creatore sente il bisogno di raccogliersi. Al fine di ricevere dall’alto quella luce che illuminerà quella sua visione. Gli sforzi che compie per andare sempre più lontano e sempre più in alto gli offrono la rivelazione della vera bellezza come pure la possibilità di esprimerla e di trasmetterla. Se e quando è veramente ispirato l’artista può realizzare dei capolavori perché tutto il suo essere è impregnato della luce che lui stesso ha ricevuto…”.
Va al di là della tecnica…
Sì. Secondo me, quello che vedo è che ci sono bravissimi pittori, poi producono in serie e diventano fin troppo realisti. Cioè lo vedi, lo senti quando un’opera è fatta per un fine commerciale o è fatta perché è realmente sentita.
Se dovessi dare un consiglio a una giovane donna che vorrebbe intraprendere un percorso artistico cosa le diresti?
Di mettersi in gioco perché tante volte sono le paure che ci frenano. Se penso “se avessi cominciato prima avrei avuto più tempo” è vero ma forse il tempo di maturazione era giusto adesso. C’è stato anche un lungo lavoro con me stessa. Consiglio ai giovani di non aver paura di ricevere dei no. A volte quello che ti blocca è la paura del rifiuto. Anch’io ho ricevuto tanti no ma anche tanti sì.
Progetti futuri?
Adesso mi piacerebbe fare un viaggio fuori dall’Europa forse in Indonesia. E fare una collezione ispirata a quei posti. Il mio sogno è esporre a New York. Vorrei continuare a fare esposizioni, a farmi conoscere. In un anno c’è stata una grande evoluzione sia sul valore commerciale delle mie opere sia per numero di esposizioni. Il tempo è davvero prezioso. Quando sono stata male fisicamente mi sono resa conto che non siamo eterni. Ora ringrazio quel momento. E’ stato tosto ma mi ha fatto capire quello che amo.
Che libro stai leggendo in questo momento?
“Sincro Destino” di Deepak Chopra.

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