Quando la fiaba classica incontra la creatività contemporanea un nuovo immaginario, affascinante, coinvolgente, pieno di stupore, inizia a prendere forma. E così, in una magica sera d’inverno, tra ipnotiche e raffinate scenografie, movenze di magistrale esecuzione ed esilaranti momenti ho assistito a un’elegante, innovativa, briosa Cenerentola, un balletto in due atti messo in scena al Teatro Comunale di Bologna dal 28 al 31 dicembre. Ispirato alla celebre opera di Charles Perrault, secondo la versione del coreografo Giorgio Madia è stato eseguito dai danzatori del Balletto di Milano già apprezzati dal 2011 per quest’opera che ha ricevuto importanti riconoscimenti internazionali tra cui il “Gold Critics Award” e il Premio “Bucchi”. La danza, linguaggio universale per eccellenza insieme a tutto il mondo dell’arte, ci mostra attraverso questo spettacolo la bravura e l’affiatamento di questi giovani ballerini e, per tornare nella fiaba di Cenerentola, alla speranza che un cuore buono e gentile possa vincere sempre. Ho incontrato dietro le quinte le splendide Marta Orsi e Giulia Cella, le ballerine che si sono alternate nel rôle-titre e ho scoperto l’impegno e i sogni che si celano dietro questo meraviglioso lavoro.


Com’è nata la vostra passione per la danza e che cosa vi ha spinto a decidere di intraprendere questa carriera?
Marta: mia sorella maggiore danzava e io l’ho seguita. Sono Toscana e ho frequentato una scuola privata lì. Poi ho partecipato a uno stage in estate al Centro Formazione Aida a Milano, mi hanno preso per l’anno e mi sono trasferita. Mia sorella ora è medico e io ballerina.
Giulia: mi piaceva ballare per casa fin da quando ero piccola ma inizialmente facevo nuoto. Danza non l’avevo contemplata. Poi a dieci anni ho deciso di fare questo. La mia insegnante mi ha consigliato di intraprendere un percorso. Così sono andata via di casa a 15 anni. Sono di Piacenza e mi sono trasferita in Toscana a Firenze.
Quali sono state le soddisfazioni più grandi?
Marta: una delle soddisfazioni più grandi è stata finire sia l’Accademia che il Liceo Linguistico. Portare avanti parallelamente le due cose è faticoso e quindi questo è stato sicuramente un primo obiettivo raggiunto. Successivamente riuscire ad entrare nel mondo del lavoro cosa di cui non ero per niente convinta. Poi ho avuto l’occasione di conoscere questa compagnia, da cosa nasce cosa e ora sono qua. Chi l’avrebbe mai detto.
Giulia: il mio sogno più grande era fare di questo mio sogno un lavoro. Sopratutto in Italia. Ero parecchio preoccupata. Poi ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare e si è aperto un mondo diverso dall’Accademia.

C’è questo mito del sacrificio nella danza classica legato allo stile di vita e all’alimentazione. Voi come lo vivete?
Marta: quando ero in Accademia c’era un ambiente più rigido. Ero bella cicciottella e spesso dovevo stare a dieta. C’era proprio un blocco nel mio corpo e non buttavo giù neppure un etto. Iniziando a lavorare poi il fisico è cambiato. Generalmente cerchiamo di mangiare sano ma la pizza ce la mangiamo anche noi. Anche perché con tutto quello che facciamo abbiamo bisogno di energie. Abbiamo la fortuna di lavorare in un ambiente sereno in cui non ci sono pressioni.
La danza, così come ogni altra forma d’arte, è un linguaggio universale che unisce le culture. Avete mai fatto esperienza su questo?
Marta: io sono stata un mese a San Francisco per uno stage al San Francisco Ballet. C’erano persone da qualsiasi parte dell’America e del mondo. Alcuni non sapevano benissimo l’italiano o l’inglese ma eravamo tutte lì per lo stesso motivo e la stessa passione. Tutto è risultato abbastanza facile, l’approcciarsi, lo stare insieme. Il fulcro era la danza. Non servono le parole, basta il corpo.
Giulia: con questa compagnia siamo spesso all’estero in giro. Abbiamo girato tanti luoghi. Puoi ritrovarti a fare uno spettacolo in Italia così come in Russia che ha una cultura diversa ma il risultato è quello. Il linguaggio del corpo è quello.
Qual’è il complimento più bello che avete ricevuto dopo uno spettacolo?
Marta: che siamo un gruppo molto unito e affiatato. Ed effettivamente è così. Non siamo in tantissimi, questo permette di creare dei bei legami e il pubblico lo percepisce.


Com’è interpretare un classico come Cenerentola?
Marta: è il primo ruolo in cui ho debuttato in questa compagnia e poi è il sogno di ogni bambina trovare il principe azzurro. E’ come essere all’interno di una fiaba con l’aggiunta che qui poi ridi a crepapelle. E’ piacevole, divertente, soddisfacente. E’ bello farlo. Sei all’interno di un piccolo sogno tutto rosa.
Giulia: è il cartone preferito di quando sei bambina, visto e rivisto. Cerco di interpretarlo a modo mio con una maturità diversa però rimanendo anche fedele a quella bambina che cerca il primo amore.

Avete interpretato altri personaggi a cui siete affezionate?
Marta: Clara nello Schiaccianoci, la magia del Natale si rivive ogni anno. Quello è un altro tipo di spettacolo sicuramente molto più impegnativo. Anche a lei sono affezionata nel bene e nel male. E’ meno divertente, la storia è diversa così come lo spettacolo ma è stata una grande soddisfazione avere questo ruolo e me lo porto avanti gelosamente. E’ una responsabilità ed è bello anche questo. Bisogna avere un pò di pepe nel nostro lavoro, quindi sfidarsi e crescere. E’ il risvolto della medaglia. Doversi costantemente migliorare e crescere.
Quali sono i vostri sogni futuri?
Marta: riuscire a ballare più tempo possibile e, poiché la carriera di un ballerino non può durare fino a troppo perché il fisico a un certo punto non regge più, rimanere nell’ambiente della danza e del teatro. Ci sono tantissime altre figure che ruotano intorno a uno spettacolo e quindi mi piacerebbe rimanere all’interno di questo ambito.
Giulia: trovare in futuro una situazione che mi permetta di fare quello che mi piace. Trovare una via di mezzo nel creare una famiglia e qualcosa in questo settore. E’ un lavoro pesante ma mi piace.
Un personaggio che vorreste interpretare?
Marta: Giulietta in Romeo e Giulietta.
Giulia: non lo so. Mi piacerebbe scoprire altri personaggi che ora non ho proprio in mente per cimentarmi in qualcosa di diverso e mettermi appunto alla prova in qualcosa che non è proprio il mio genere.
Se doveste incoraggiare una bambina o una giovane donna più piccola di voi a intraprendere questa carriera che cosa le consigliereste?
Marta: di avanzare a testa alta, sempre. Perché non è facile. Ogni tanto prendersi in scherzo, alleggerire le situazioni e avere fiducia in se stesse. E che comunque nella vita c’è sempre anche altro di bello.
Giulia: consiglio di avere più passione possibile. Trovare una serenità in se stessi tale per mettere tutto ciò che si ha in questo lavoro. Goderselo, divertirsi, non essere troppo critici. E’ un mondo bellissimo con i suoi pro e contro ma bisogna goderselo.


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