Quanti inizi ci sono nella nostra vita?
Una nascita, un nuovo giorno di scuola, la fine di un ciclo che ne preannuncia un altro, l’inizio dell’estate, il primo giorno dell’anno.
In Giappone l’inizio di un nuovo ciclo coincide con l’arrivo della Primavera. Il 21 Marzo, globalmente assunto come giorno dell’Equinozio di primavera è infatti Festa Nazionale, le famiglie e gli studenti (che hanno appena iniziato un nuovo anno scolastico) vanno nei parchi e sulle rive dei fiumi a scorgere, se ve ne sono, i primi fiori di ciliegio o i fiori di pruno, che anticipano quello che qui è un vero e proprio evento: l’Hanami ovvero la Fioritura, quel momento in cui la primavera scoppia come una bomba di petali e profumi, di fronte alla quale è impossibile rimanere inermi.
La lingua giapponese ha un verbo per questo momento ed è お花見するe vuol dire letteralmente “andare a vedere i fiori di ciliegio” e di solito questa azione si compie con amici, con la famiglia, magari mangiando un onigiri sotto le fronde cariche di grappoli rosa, con bevande a tema, con calici di vino rosè e fragole. Esistono delle vere proprie previsioni per la fioritura dei ciliegi, aggiornate prima mensilmente e poi settimanalmente che cercano di prevedere quello che per definizione non lo è, la natura: il Paese viene suddiviso in zone colorate di ogni sfumatura di rosa (chiaramente) e accanto ad ogni città viene indicata la data di inizio fioritura sancita dai primi timidi boccioli. L’intera operazione naturale si compie in circa una settimana, a seconda del tempo e delle temperature che di notte in questi giorni appaiono ancora piuttosto fresche, ma comunque è un periodo breve, che deve essere vissuto a pieno in ogni sua fase: se un giorno sull’albero sotto casa c’erano solo accenni di rosa, la mattina dopo è possibile trovarlo corollato da una nuvola di zucchero filato, in una sola notte, all’improvviso. E cos’è, quindi, il fiore di ciliegio se non una metafora perfetta della caducità della vita e del necessario rinnovo in noi di avere il dovere di viverla in ogni suo momento con la stessa intensità? Perché essa è breve proprio come la vita del fiore di sakura che tiene i propri petali attaccati fino allo stremo per poi cedere, con gioia, al primo vento forte, alla pioggia, sapendo di aver compiuto appieno la propria meraviglia per sé e per gli altri.
Come si prepara Tokyo a questo appuntamento? Bè, decisamente in anticipo e in pompa magna. I brand giapponesi (ma non solo) e i negozi si preparano in modo massivo a cavalcare l’onda e l’enorme ritorno mediatico ed economico che questi pochi giorni hanno sull’immagine del Paese, decorando ogni packaging, ogni suppellettile, ogni angolo immaginabile di fiori e disegni fiorati, in quella che è a tutti gli effetti un’ overdose di rosa pastello. Le rive dei fiumi, che sono spot prediletti da giapponesi e turisti per ammirare i rami degli alberi che scendono verso il letto del fiume colorandolo di calde sfumature, vengono invasi da camioncini di street food locale, di negozi che si improvvisano con successo grandi miscelatori di cocktail a tema. Si può sentire nell’aria l’odore dolciastro delle fragole tagliate che verranno messe nei flute di champagne rosè, le strade diventano un ritrovo a cielo aperto dove chiacchierare passeggiando sotto l’illuminazione delle lanterne rosa acceso. I grandi parchi cittadini diventano tavole imbandite di cestini, sandwich e birra fresca, a volte addirittura meeting post lavoro con i colleghi, facendo così dell’hanami uno dei pochi momenti di svago e reale pausa di un Paese in cui lavoro e dedizione sono in cima ad una classifica che li vede unici protagonisti.
La primavera qui è un momento vissuto a tutto tondo. Le città e le migliaia di turisti accorsi negli ultimi giorni aspettano questo momento dell’anno con trepidazione quasi infantile: i templi buddisti e shintoisti, che spesso hanno al loro interno stupendi giardini fioriti, rivelano una bellezza ancora più intensa con i cespugli di azalee fucsia, con le magnolie, con i fiorai che espongono orchidee così perfette ed omogenee da chiedersi se siano vere. E sì, lo sono perché in questa città nella quale area metropolitana vivono 35 milioni di persone su un totale di 120 sul territorio nazionale, laddove il freddo vetro dei palazzi spesso è specchio di un urbanità complessa ecco che, per qualche giorno all’anno, diventa eco di uno spettacolo mondiale, unico nel suo genere, dove la natura si orchestra per comporre una sinfonia fatta di ogni strumento a sua disposizione, lasciando gli occhi degli uomini carichi di colori come quando da bambini la giostra girava troppo forte e i colori si miscelavano tra loro.
E quando, lontano da questa terra migliaia di chilometri ma sorprendentemente vicino ad essa, Paolo Neruda diceva “Voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi” aveva ragione perché non esiste qualcosa di più bello del sole che arriva a schiudere quello che per un intero lungo inverno è rimasto sopito all’intero di una rigida corteccia.
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