Viaggia, Valì, nun te spusà, viaggia!
Questo me lo diceva sempre mia nonna, da che ne ho memoria. Sonol’unica nipote femmina, sono figlia unica, sono la più piccola della famiglia elei ha sempre cercato di augurarmi una vita piena di avventure, ha semprecercato di dirmi quanto lontani si può andare senza troppi fili legati allecaviglie. Studia, investi nella tua vita, realizzati, viaggia, impara le lingue,non stare troppo dietro all’amore che gli uomini si sa oggi ci sono, domanichissà.
Un pensiero figlio di una generazione femminile che raramente ha potuto scegliere il proprio destino. Erano poche le strade battute che non fossero quella maestra: quanto coraggio ci voleva, allora, per poter tracciare il proprio sentiero al di fuori del vivere comune.
Oggi, anno 2019, noi possiamo scegliere chi vogliamo essere e cosa vogliamo diventare, possiamo tenerci stretta una passione, libere di viaggiare e mettere radici in un terreno che sappia appartenerci, possiamo arrivare dove cinquant’anni fa non era nemmeno possibile avvicinarsi. Ce l’abbiamo fatta insomma.
Che grande conquista, la scelta.
Ed eccomi qui. Tre lingue dopo, dopo l’Università, viaggi ed esperienze, dopo lavori di ogni tipo ed esperienze di volontariato, ho trent’anni, vivo a Tokyo da qualche mese, in un Paese che credevo più lontano da me che dai contesti geografici ed invece ha saputo sorprendermi, regalarmi respiri ampi, lunghe passeggiate con venti forti e verdi brillanti. Ho scelto di venire qui per amore, dopo che mio marito ha accettato una proposta lavorativa che avrebbe arricchito la sua vita e sarebbe stato il coronamento di tanti sforzi nello studio e nel lavoro. Per me è stata una spinta, un cerino acceso in un momento di grande stallo personale e lavorativo. Ho scelto d’istinto. Volevo che la mia vita prendesse questa virata assieme a lui.
Mentre scrivo e bevo caffè, cerco di fare ordine mentale epratico, lavatrici e una veloce passata d’aspirapolvere, mi organizzo lagiornata tra un po’ di studio e faccende pratiche, la spesa, la cena,recuperare qualche programma e serie tv che avevo lasciato indietro,documentari, vado alla scoperta di questo Nuovo Mondo, sperando di capirlo sempremeglio. Molto spesso sento, nei toni di chi mi parla, poca comprensione percome la mia vita si sta svolgendo al momento, senza quello che viene definito“un lavoro”, che viene vissuta all’esterno come dispersione di capacità, annidi studio, interessi, attività culturali.
E allora mi chiedo cosa ci siamo perse, nello sfrenato tentativodi affermarci? In quante, tra noi, raggiunta la cima della montagna hannoprovato l’euforia che ci si attendeva durante il percorso?
Personalmente ho sentito l’esigenza, dopo anni passati aincaponirmi su una scelta imprenditoriale errata, di capire cosa sapessi faredavvero, di cosa avevo bisogno per star bene e l’ho individuato nell’aiuto aglialtri, nel caring, attraverso le mie esperienze e le mie conoscenze chesiano esse di studio o attinenti al lavoro. Questo non scalfisce inminima parte i miei studi, le mie capacità, la mia intelligenza né tantomeno lamia persona.
Ho scoperto che la realizzazione personale può avvenire anche in un nuovo modo, in questo contesto dove si investono energie emotive, nei sentimenti, mettere anima e corpo in un percorso non facile essendo avulso, distante da quello che c’era prima: famiglia, affetti, amici, luoghi del cuore.
Il sostegno reciproco nella mia coppia, nelle scelte della vitacome la sera nella quotidianità, è per me fonte di serenità, un qualcosa che inmolte altre famiglie ho visto perdersi dentro sofferenze e insoddisfazioni. Éuna grande fortuna, avere questo tempo in cui risistemare pian piano le tesseredi un puzzle anche personale, scoprirsi capaci di nuovi gesti e saperi, ed hoil grande privilegio di poterlo fare. A trent’anni ho ripreso in mano i libri emi sono buttata nello studio del giapponese con anima e cuore, e dopo qualchepianto e momento di sconforto, mi sono riconosciuta il sapere ricominciare comeuna delle mie doti fondamentali che cerco di mettere in pratica ogni giorno.
Quello che dovremmo cercare di fare, in un’ epoca in cui tutto si misura con la produttività e non si ha il tempo e la voglia di fermarsi, è di creare nuovi modi di essere se stessi senza per forza evocare precedenti stereotipi, rischiare nelle scelte quando ci vengono offerte, abbandonare gli abiti che ci stanno stretti e chiedersi se dove si è, è dove effettivamente si merita di stare e se l’impoverimento emotivo che ci pervade, figlio di percorsi presi più per necessità che per convinzione, non sia o non diventi uno scotto troppo alto da pagare. Si necessita di tanta forza e determinazione in tutte le scelte e nessuna di esse, se fatta con personale convinzione, potrà portare a qualcosa che non ci appartiene e non ci assomiglia. Ogni strada maestra conserva in qualche angolo piccoli sentieri secondari, incroci con persone che potrebbero cambiare il corso delle cose, momenti di bellezza e tutto, anche una lasagna cotta in un forno combinato dall’altra parte del mondo, può diventare un’opportunità, un sorriso, e aria di casa.
Bellissimo inizio, aspetto con ansia la prossima domenica!