Tokyo è un enorme parco giochi, per quelli che conservano un animo fanciullesco, a tratti orgogliosamente puerile (come la sottoscritta che mentre vi scrive, ha accanto un peluche di Luna, la gatta di Sailor Moon).
Ed è proprio fondendo questo animo giocoso, la voglia di stupire, l’arte delle composizioni (e del marketing, c’è da dirlo) che a Tokyo si può trovare qualsiasi cibo in qualsiasi forma. Che siano zuccheri filati con i colori dell’arcobaleno, palline di gelato con orecchie e occhi da panda, che siano panini dolci a forma di Hello Kitty, tutto qui può essere reso carino, coccoloso e commestibile; i negozi che vendono cibi kawaii spesso hanno interminabili (ma compostissime) file di ragazzi che attendono anche ore per assaggiare l’ultimo ritrovato in fatto di colore, forma, gusto, follia mangereccia e anche se è il dolce che la fa da padrone in questo vortice di creazioni disneyane, non mancano onigiri a forma di Totoro o pizzette con le orecchie da Topolino.
Tutto per vendere, si potrebbe obiettare. Sì certo, il Giappone è uno dei Paesi più consumisti del mondo, dove la ruota per tutti e tutto gira veloce, dove quello che oggi è nuovo domani sarà dimenticato. Eppure c’è una logica, o almeno mi piace trovarla, oltre il mero aspetto commerciale ed è che il cibo deve anche farci sorridere, deve anche riportarci un po’ indietro nel tempo e anche se molto spesso alcune follie culinarie non sono certo degne di stelle Michelin, ci si passa sopra, perché in fondo è così carino, quanto è bello addentare un donut con la faccia simpatica di un alpaca, oh ma guarda che dolce questo origami di zucchero nel drink. I social network, di cui i giapponesi sono ossessionati, sono un’eco immensa per bar, gelaterie, sale da the che si battono sul sottile filo dello stupore, del nuovo, del colore, del richiamo favolistico. Il quartiere di Harajiuku è l’ombelico di questo mondo a colori pastello, terreno prediletto per il sorgere di negozietti grandi qualche metro nei quali si spillano bevande colorate accompagnate dalle ormai famose palline di tapioca, granite a forma di Mt. Fuji decorate con gli orsetti del cuore, street food dolce e salato, crêpe strabordanti di stelline e fragole rosse.
Come in ogni metropoli che si rispetta, a Tokyo è possibile trovare ogni tipo di cucina e se quest’anno la fa da padrone la cucina hawaiiana, con la sua commistione di frutta, pesce, riso, sapori dolci che subito fanno stendere la mente al sole, l’esperienza culinaria di questo posto non sarebbe tale senza la menzione dei tanti ristoranti etnici, nei quali i giapponesi vanno quotidianamente e che sono quindi entrati a far parte della cultura. Mi è d’obbligo partire con i ristoranti indiani, di cui la città pullula in ogni angolo e quartiere, che a volte sono letteralmente delle finestre sull’India, con l’immancabile curry accompagnato dal naan, una sorta di pane fatto di lievito e yogurt davvero gustoso. Ci sono poi, ovviamente, i ristoranti cinesi, numerosi specialmente in alcuni quartieri (o a Yokohama, dove esiste una bellissima chinatown) dove si possono gustare dumplings appena preparati, i ristoranti coreani con la loro carne alla griglia e il kimchi piccante, abbondano anche i bistrot e boulangerie francesi con vetrine piene di croissant e baguette, ci sono numerose pizzerie italiane, addirittura ristoranti regionali come quello sardo o la trattoria toscana.
Tokyo è quindi un luogo per palati curiosi, aperti, è un posto dove si può soddisfare l’occhio, il gusto, dove il cibo può essere un parco giochi divertente. Qui si creano i foodtrend che poi per anni gireranno il mondo, qui vengono creati gli spunti, qui nascono le idee. E pare anche gli arcobaleni.
Bellissimo articolo!! Effettivamente creano le nuove mode!! Devi spoilerarci qualcosa!?❤
Mel, qui tutto cambia così velocemente che una volta capita la nuova tendenza subito ne segue un’altra. Bisogna venire qui e vedere cosa si inventano ogni giorno! Bellissimo!