Foto di copertina Alain Sauma
In una poetica che trascende i confini esistenziali, nei secoli l’arte ha acquisito sempre più la capacità di far coesistere diverse forme espressive al fine di narrare contenuti che possano coinvolgere le persone in un’esperienza in cui non esistano barriere, in un cui l’universalità della creatività umana possa avvicinare culture, pensieri, emozioni, visioni, vite.
Questo è quello che ho percepito venendo a conoscenza dell’installazione realizzata dalle designers Tara e Tessa Sakhi, fondatrici dello studio di design e architettura T Sakhi, in parallelo alla Biennale di Architettura inaugurata il 22 maggio a Venezia. “Letters from Beirut” in esposizione fino al 21 Novembre nei Giardini della Marinaressa, è un’opera cha accende numerose sfumature del cuore, che cerca di sublimare, di raccontare e di aiutare un paese, il Libano, attraverso la cura, l’empatia, il dialogo, la solidarietà, il sentire che attraverso lo scambio umano, sincero non c’è nulla che non si possa superare.

E’ un “muro di pensieri”, una parete lineare di 6 metri che rimette al centro la socialità, il sentirsi vicini alla luce delle vicissitudini drammatiche che hanno colpito un paese già da tempo in grande difficoltà, un paese in cui la speranza e la solidarietà devono diventare il nettare quotidiano a cui attingere per trovare la spinta di continuare a costruire insieme un brillante futuro.
Il muro ha sempre rappresentato nella storia la concretizzazione della parte più oscura e distruttiva dell’essere umano. E’ stato usato come arma per controllare, segregare comunità, città e paesi. E’ il riflesso delle barriere interiori che vengono poste nell’illusione di sentirsi al sicuro, di allontanare la minaccia, quando in realtà creano ferite profonde e indelebili prima di tutto dentro di noi. Eppure, nonostante la sua connotazione intrinsecamente negativa, il muro è inevitabilmente l’elemento principale della creatività in architettura. Così da muro che divide, Tara e Tessa lo hanno trasformato in un muro che crea connessione, che unisce:
“Sentendo di vivere in un’era in cui i legami autentici sono sostituiti da una connettività virtuale costante, abbiamo raccolto 2.000 lettere di cittadini libanesi che hanno vissuto sulla propria pelle l’esplosione avvenuta nel porto di Beirut l’anno scorso e in cui hanno deciso di condividere sentimenti e pensieri con persone estranee. Queste lettere sono state messe all’interno dei 2.000 sacchetti che danno forma a questo muro. In fondo a ogni lettera è inserito l’indirizzo mail di chi l’ha scritta così che possa crearsi uno scambio. All’interno di ogni sacchetto è custodito inoltre un seme, un simbolo universale di rinascita, da piantare e crescere. Il nostro desiderio è continuare il dialogo per ricostruire il futuro del Libano e per il ripristino della nostra memoria collettiva”.



Mano a mano che i sacchetti vengono estratti dalle persone il muro inizia a disintegrarsi e alla fine scompare. Una metafora per alludere che sono proprio la comunicazione e la solidarietà la forza motrice del cambiamento. I sacchetti sono un’opera a sé di rara e straordinaria bellezza artigianale. In collaborazione con l’Irthi Contemporary Craft Council sono stati realizzati a mano, con feltro riciclato e sostenibile cucito in filo Zari d’argento e foderato in lino, da 37 artigiane degli Emirati del Programma di sviluppo sociale Bidwa a Sharjah. Il processo svolto dalle artigiane incorpora una tecnica di tessitura ispirata a uno dei tradizionali modelli di tessitura a mano utilizzati in “Safeefah”, un tradizionale mestiere di tessitura di fronde di palma degli Emirati, che utilizza tecniche simili alla produzione di cesti. In questo progetto, le artigiane hanno creato un modello contemporaneo per i sacchetti di feltro, ispirato alla tecnica “Sayr Yaay”, sostituendo le fronde di palma con feltro riciclato. Il programma Bidwa, fondato nel 2016 dall’Irthi Contemporary Crafts Council, nasce per formare e sviluppare professionalmente le donne degli Emirati che praticano l’artigianato indigeno, in modo che siano in grado di generare un reddito sostenibile e ottenere l’emancipazione socioeconomica.

Le lettere invece sono state realizzate con carta riciclata fatta a mano dagli studenti universitari Mariam Abdulkarim, Amal Al Hammadi e Zainab Adel coinvolti come progetto di laurea.
I semi da piantare sono coriandolo, zucchine e fagiolini, tutte piante commestibili utilizzate nella cucina libanese. Ogni sacchetto è profumato con una stimolante fragranza naturale evocativa della flora del Libano; Cedro, Pino, Gennet, Timo o Gelsomino.
Toccare la carta delle lettere, sentire i profumi di un paese così vicino a ognuno di noi, entrare in connessione con chi sta vivendo una grande tempesta che riporta tutti a una lotta quotidiana condivisa, una lotta dentro la quale non possiamo che continuare ad approfondire la nostra comune universale umanità.
“Amiamo scoprire come le persone interagiscono con questo tipo di installazione. Fanno foto, prendono le lettere, le incorniciano in casa oppure vengono prese da altri artisti e usate per realizzare altre opere. È così travolgente e commovente vedere come le persone creano qualcosa usando la nostra opera. Ci piace vedere la longevità del progetto. Non è qualcosa che puoi vedere solo ora e poi scompare. Continua nel tempo e rimane”.
Progettata sia per ispirare che per raccogliere fondi di beneficenza per supportare vari settori incentrati su sanità, infrastrutture, istruzione e mezzi di sussistenza dopo l’esplosione del 4 agosto a Beirut, l’installazione consentirà inoltre ai visitatori di effettuare donazioni a una delle seguenti ONG tramite un codice QR:
Bank to School Initiative di Arcenciel, a sostegno dell’istruzione dei bambini.
https://banktoschool.weebly.com/
Beirut Heritage Initiative, un collettivo inclusivo indipendente che si impegna a ripristinare e preservare il patrimonio architettonico e culturale di Beirut.
https://beirutheritageinitiative.com/
Beb w Shebbek, una ONG che ricostruisce porte e finestre di oltre 80.000 case distrutte dopo l’esplosione del 4 agosto a Beirut.
Iniziativa Salam Beirut di The Big Heart Foundation, raccolta fondi per vari settori: Sanità (ricostruzione e fornitura di attrezzature mediche nell’unità di emergenza e trauma dell’ospedale St George’s), Sicurezza e protezione (sviluppo e sostegno della salute mentale e psicologica), Mezzi di sussistenza (occupazione giovanile) e Istruzione (rafforzamento dei sistemi educativi online e offline).
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