Ispirare a stili di vita più sostenibili, rispettosi della natura e di ogni forma di vita, è ciò che si è sempre prefisso Bloom as you are, nato con l’intento di diffondere storie virtuose che potessero offrire con eleganza, profondità e bellezza, scintille di speranza. “Se lei ha avuto il coraggio di creare un’impresa da sola, anch’io posso farcela”. “Quant’è meravigliosa l’essenza di questa artista così libera di essere sé stessa, senza paure, senza limiti”. “Che idea geniale ha avuto! D’altronde la formula è sempre quella: passione, dedizione e perseveranza, costi quel che costi, il lavoro duro premia sempre”. Sono tante le vocine che mi hanno attraversato in questi anni di interviste a donne straordinarie, vocine che emergevano con disarmante spontaneità per mostrarmi quello che ancora dentro di me non era affiorato, per guidarmi nel conoscere meglio me stessa e soprattutto per farmi forza nel continuare a perseguire i miei obiettivi, insieme. La potenza dell’intervista o anche semplicemente di ascoltare un racconto, una storia, vissuta attraverso sacrifici, difficoltà talvolta inimmaginabili, riflessioni e rivelazioni, impegno e costanza, è di una potenza disarmante. Ogni donna che incontro, ogni dialogo che intraprendo è scoprire parti di me che mai avrei pensato di avere. Questo mi ha fatto comprendere, e soprattutto sentire con tutto il mio essere, quanto le nostre vite siano interconnesse, quanto ognuna di noi possa sperimentare attraverso l’altra una parte di sé mai vissuta e sublimarla, soddisfarla, farla evolvere in quello che successivamente diverremo. Tu ed io, di fronte, a dialogare, tu che, mio specchio, mi mostri qualcosa di me. Tu che divieni mia guida, nel bene e nel male, poiché anche ciò che dell’altro non amo diviene insegnamento, prezioso, importante, faro che indica il cammino da costruire. In questo editoriale di ottobre vorrei ringraziare tutte le donne che ho intervistato, tutte le amiche con cui ho dialogato, tutte le sorelle che mi hanno insegnato qualcosa, fino a questo punto del cammino. Quante ancora ne incontrerò, quante cose potrò imparare. La capacità che la scrittura e del dialogo hanno di accarezzare il cuore, di accompagnarti nella cura, è immensa. Avete mai pensato di raccontare storie da persone che incontrate al supermercato, in bus, per strada? E di scriverle, di lasciarvi traccia. Io amo i racconti non programmati. Come quel giorno di agosto. A Lisbona. In una panchina era seduta una signora con rughe così profonde che solcavano il suo viso da farla apparire molto più anziana di quello che poi ho scoperto essere, fragile e indifesa eppure in quelle rughe era segnata una forza magnetica, affascinante, così densa di vita, così forte che non ho potuto resistere. “Chissà se si sente sola… A cosa sta pensando… Forse un po’ di compagnia le farebbe piacere”. Mi sono seduta vicina a lei. Abbiamo iniziato a chiacchierare a fatica in inglese. “Lo conosco solo un po’” ha ammesso e quel poco è stato abbastanza. I suoi occhi mi sorridevano e comunicavano tutto quello che le parole non riuscivano a esprimere. Mi sono sentita così piena, così viva. Ascoltare e raccontare. Dialogare e scrivere. Grazie a tutte voi che mi avete donato un pezzo della vostra vita, delle vostre storie e soprattutto della vostra essenza che ha arricchito non solo me ma anche tante altre persone. Il riverbero, il cerchio piccolo che sul lago si propaga è come la vita di ognuna di noi. Tocca quelle di tante altre per cambiarla, per sedimentarsi, per mettersi lì quatta quatta e non lasciarti mai più.
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