L’interconnessione di cui tanto si sta parlando e a cui ci siamo risvegliati scossi dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici non riguarda solo l’ambiente circostante. C’è un’interconnessione ancora più vicina a noi, quel due ma non due inerente a corpo e mente, quella sfera emozionale, vitale determinate sul nostro benessere mentale e fisico. Dai pensieri coltivati ogni giorno alle parole dette, dalla predisposizione con cui si sceglie di consumare determinati prodotti alimentari alla decisione di prendersi cura di se stessi in ogni aspetto, ogni cosa vissuta sul piano energetico, più invisibile, ha un diretto impatto sul nostro organismo. Insieme a Giorgia Saveri, naturopata, abbiamo approfondito il potenziale che i rimedi naturali hanno nel portare il massimo benessere al corpo e alla mente. Basterebbe così poco per imparare a prenderci cura di noi. Ad avere più gentilezza nei nostri confronti, può amore, più compassione. A porre azioni quotidiane verso la felicità.
Dove nasce il desiderio di diventare naturopata?
Quando ero piccola abitavamo vicino a Cesenatico con un giardino molto piccolo. C’erano la lavanda, il rosmarino, un arbusto con i pungiglioni e io li utilizzavo durante l’estate per fare intrugli di erbe. Se avessi avuto una buona predisposizione per le materie scientifiche avrei fatto la facoltà di erboristeria ma ho sempre amato la letteratura e così ho studiato lingue all’università con l’idea di insegnare. Dopo la triennale mi sono trasferita per qualche mese in Spagna dove ho avuto la possibilità di riflettere sul mio futuro. Là è riaffiorato il mio amore per la natura. Quando sono tornata mi sono quindi iscritta alla triennale di naturopatia. In Italia è ancora una professione poco definita poiché poco regolamentata a livello di legge. Questo lascia molto spazio a chi si improvvisa, e allo stesso tempo incentiva il non pieno riconoscimento di questa professione da parte della medicina occidentale.


Cosa si studia nella scuola di naturopatia?
È stato un bellissimo percorso di crescita. In tre anni esplori tutto quello che fa parte del benessere naturale. Abbiamo fatto inoltre un corso di fitoterapia sulla simbologia delle piante e il loro legame con gli astri, sul nome botanico che ha sempre un significato connesso alla funzione che questa pianta ha. Poi abbiamo studiato le tecniche manuali. Quando ho iniziato a praticare la riflessologia mi si è aperto un mondo. La parte manuale applicata sul corpo ho scoperto che mi nutriva, che era mia.
In che senso ti nutre?
Quando massaggiavo le prime volte mi sono resa conto che più la persona si lascia andare più riesco a farlo anche io. Lei chiude gli occhi si abbandona e io riesco a seguire ancora meglio il movimento delle mani. Le sento più belle in quei momenti, come se emanassero qualcosa di straordinario per via del contatto energetico. Anche il fatto di poter lavorare con corpi diversi. Lo trovo bellissimo e di grande ispirazione.
Rispetto alla diversità dei corpi cosa hai imparato in questi anni rispetto all’essere umano e a te stessa?
Intanto mi commuove molto il pudore che molte persone manifestano all’inizio della seduta quando è previsto che debbano scoprire il corpo, specialmente nella nostra generazione dai 30 ai 40 anni. Mentre più spesso dai 50 in su non si preoccupano di questo aspetto. Quasi sempre la nostra è una fascia di età più restia. Si avvicinano gradualmente allo spazio del massaggio forse perché di base non si accettano del tutto o perché hanno paura di non essere nei canoni estetici. Anche io avevo questa resistenza quando ho ricevuto i miei primi massaggi. Penso possa tradursi nel forte scollamento che abbiamo verso i nostri corpi. Siamo più distanti da essi e quando è il momento di scoprirli facciamo fatica, ci fa strano. Altra cosa che ho notato è che molte ragazze della nostra generazione non hanno mai ricevuto un massaggio.


Tu come aiuti le persone a prendere più consapevolezza del loro corpo?
Io rifuggo dall’essere una dispensatrice di soluzioni perché non ne ho. Ho però degli strumenti da trasmettere che possono aiutare a stare bene ma è un lavoro da fare insieme. Alle persone che vengono qui chiedo: qual è la parte del corpo che senti di più? Non sanno rispondermi. Quello che fa la naturopatia è partire dall’ auto osservazione. Capire come sei fatta tu perché ognuno di noi somatizza in modo diverso. Quello è il punto di partenza di tutte le letture che posso fare attraverso le discipline che ho studiato tra cui la medicina tradizionale cinese e i chakra per quanto riguarda la tradizione indiana. Ma è un lavoro di interazione e credo sia il tassello che manca in come è strutturato l’approccio occidentale alla salute. Noi siamo fortemente all’avanguardia, abbiamo tecniche salvavita insostituibili ma manca una parte fondamentale legata al tocco, all’osservazione, a una visione più olistica della vita.
Che tipo di percorso di naturopatia può fare una persona?
Se qualcuna o qualcuno viene da me c’è già una curiosità di fondo e quindi si parte già da un’apertura. Generalmente quello che succede è che mi viene richiesto un trattamento, un massaggio e solo in un secondo momento si arriva eventualmente a un percorso di naturopatia completo. La naturopatia si occupa soprattutto di prevenzione, quindi la diffusione di pratiche di benessere studiate sulla persona e che possono essere legate all’alimentazione, all’uso di piante e di olii essenziali e anche a tecniche di respirazione. Quindi tutto quello che una persona può portare da solo nel quotidiano con una guida. A me piacerebbe molto collaborare con altri professionisti. Io posso occuparmi ad esempio della parte legata all’alimentazione, ma un nutrizionista può sicuramente approfondirla ancora di più. Trovo molto efficace e completa la presa in carico multidisciplinare. Ci sono delle persone che però non vanno oltre il massaggio. Quello che ha una forte attrattiva è la riflessologia plantare, perché secondo me è una tecnica estremamente valida pur necessitando di una minima manipolazione corporea e permette anche alle persone di essere più a loro agio non dovendo scoprire altre parti del corpo. Gradualmente poi riusciamo a passare al massaggio alle gambe, poi il ventre e la schiena che è una parte delicatissima perché ti devi girare e non hai più il controllo. E infine arriviamo magari ai massaggi completi. Si parte dalle radici e gradualmente si arriva alla totalità.


Che cosa ti chiedono principalmente le donne che vengono da te?
Nel 90% arrivano dicendomi che l’intestino le sta facendo impazzire. Hanno provato tutto ma nulla è servito. Quella è una parte molto delicata legata al secondo e il terzo chakra. È la parte finale di un processo di assimilazione quindi connessa al lasciare andare. Noi invece ci aggrappiamo a tante paure, tanti schemi e lo vedo nei loro corpi. Un altro tema grandissimo è legato al respiro, all’ansia quindi il richiamo qui è più al chakra del cuore. Tantissime persone non respirano in maniera consapevole.
Come vorresti che la naturopatia si espandesse nella società?
Questo è il motivo per cui a livello pratico ho tariffe molto più basse rispetto ad altri centri olistici o estetici. Vorrei tanto che il massaggio diventasse un bene per tutte e tutti. Per tanti è un bene di lusso, poiché il fatto che qui in Occidente sia stato confinato nell’estetico, nei centri benessere e spa, ci ha portato a identificarlo come un qualcosa che possiamo concederci solo nelle occasioni speciali. Però a me piacerebbe diventasse fruibile da tutti. Soprattutto per quella parte di generazione molto giovane che attualmente è in grossa difficoltà e che non sa quanto potrebbe essere benefico fare questo tipo di percorso. Alcune mie clienti giovanissime, tra i venti e trent’anni, nonostante debbano fare due lavori per mantenersi all’università riescono a venire ogni mese. Per loro è prezioso ritagliarsi quel momento per dedicarsi a sé stesse. Sarebbe interessante anche entrare in ambiti aziendali. Vedo tante persone che per stress lavorativo sfiorano o entrano in burnout. E se diventasse un benefit che ti da l’azienda per prenderti cura di te?
Come ti immagini il futuro attraverso la tua professione?
Sempre nel piccolo, con una rete di professionisti e professioniste con cui collaborare, con cui prendersi cura della persona a 360 gradi. Avendo sempre lavorato nel sociale dove il lavoro di squadra è il nutrimento di tutto, sento il bisogno di espandermi. Quando ti trovi di fronte una persona non è un libro, non è teoria. Lì bisogna armarsi di tanta umiltà e osservazione e una buona dose di istinto. Il confronto, il lavoro di squadra può aiutare molto in questo.

Che meraviglia quest’articolo. Adoro la naturopatia.